L’olio extravergine di oliva è il più famoso e il più venduto, anche perché ha una qualità nettamente superiore a tutti gli altri tipi che possiamo trovare in commercio.
Quali sono le principali differenze? Perché alcuni è meglio evitarli?
Andiamo a scoprirli insieme.
Diverse varietà di olio di oliva
Per facilità si parla sempre di olio di oliva, perché la materia prima di partenza è quella, tuttavia, il prodotto finale non ha sempre molto a che vedere con l’olio d’oliva come lo intendiamo comunemente.
La prima discriminante è legata al processo di ottenimento: meccanico o per raffinazione.
Oli ottenuti da spremitura meccanica
Questi tipi di oli si ottengono mediante spremitura meccanica delle olive, che ne previene qualsiasi tipo di alterazione. Gli unici trattamenti ammessi sono: lavaggio, decantazione, centrifugazione e filtrazione.
Da questo processo derivano:
olio extravergine d’oliva: per essere tale deve rispettare dei parametri chimici e organolettici.
La sua acidità deve essere inferiore o pari a 0,8° e i suo sapore deve essere fruttato. Affinché un olio sia valutato extravergine, deve essere sottoposto a degustazione e gli viene assegnato un punteggio. Questo può sembrare strano, tuttavia, a ben pensarci è pur sempre un succo di frutta.
olio vergine di oliva: può avere un grado di acidità minore o uguale a 2° e sono tollerati maggiori difetti nel sapore, che deve comunque essere fruttato.
olio vergine di oliva lampante: ha un alto grado di acidità, oltre i 2° e sapore e odore sgradevole. Non viene commercializzato per uso alimentare, ma, come suggerisce il nome, veniva usato per le lampade a olio.
Dalla lavorazione di questi oli si estraggono, tramite processi chimici, gli oli di sansa.
Oli ottenuti attraverso processi chimici
Gli oli di sansa grezzi, ma anche l’olio vergine lampante, devono essere raffinati per poter essere commercializzati. Dalla loro raffinazione si ottiene:
olio d’oliva raffinato:è un olio inodore, insapore e incolore. Non può essere commercializzato per uso alimentare.
olio di sansa raffinato: si ottiene dall’olio di sansa grezzo, è inodore, incolore e insapore. Non può essere commercializzato per uso alimentare.
olio vergine di oliva lampante: ha un alto grado di acidità, oltre i 2° e sapore e odore sgradevole. Non viene commercializzato per uso alimentare, ma, come suggerisce il nome, veniva usato per le lampade a olio.
Oli di oliva miscelati
Gli oli di oliva miscelati sono commercializzati e nascono dalla miscela tra oli di oliva raffinati con oli di oliva o oli extravergini di oliva.
Nell’olio di olivale proporzioni sono dell’80/85% per gli oli raffinati e del 20/15% per i vergini.
Nell’olio di sansa di oliva siamo di fronte a una miscela di olio di sansa raffinata con una percentuale di oli di oliva vergini ed extravergini.
Entrambi questi tipi vengono venduti al consumatore finale per l’alimentazione.
Olio extravergine d’oliva: il miglior olio che si possa mangiare
L’olio extravergine di oliva è chiaro che sia il migliore in commercio per uso alimentare, sia per gusto che per le sue proprietà organolettiche.
Ne esistono diverse tipologie, che differiscono per alcune particolarità. Vediamo quali:
spremitura a freddo: la spremitura deve avvenire al di sotto dei 27°C;
estrazione a freddo: l’estrazione deve essere eseguita al di sotto dei 27°C;
produzione integrale: produzione integrata;
biologico
di Denominazione di Origine Controllata: deve rispettare le direttive del suo Organismo di Controllo;
olio extravergine di oliva filtrato e non filtrato;
oli di oliva monovarietali: prodotti con una sola varietà di olive;
oli da raccolta anticipata;
di prima spremitura o prima estrazione: la maggiorate degli oli extravergine d’oliva sono di prima estrazione o spremitura.
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